Il discernimento non è una questione teorica, bensì una pratica spirituale. La parola “pratica” implica una dimensione attiva che gli uomini e le donne impegnati nella società devono esercitare, mentre “spirituale” sottolinea come nel discernimento i protagonisti siamo noi insieme al Signore, che ci sta accanto come un compagno di viaggio. È così che ha esordito padre Giuseppe Riggio, domenica pomeriggio 28 ottobre 2018 all’Assemblea associativa.
Il discernimento ci fa crescere nell’amicizia con Dio, è un modo per rimanere “accordati”, avere lo stesso cuore di Dio. Questa pratica spirituale è ciò che ci rende cristiani.
Ecco perché è importante che il discernimento diventi una pratica quotidiana, che ci aiuti a fare chiarezza, a sgomberare la mente dalla confusione (anche apportata dall’influenza culturale e sociale perché la cultura è ingombrante e non sempre siamo consapevoli di ciò che ci trasmette) e che ci trasformi, sradicando il nostro modo di pensare: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,2).
Quali sono gli strumenti per far sì che il discernimento diventi una pratica spirituale? Secondo padre Giuseppe sono tre gli strumenti fondamentali:
1) la preghiera e la familiarità con la Parola di Dio: scegliere di donarsi dei momenti per poter vivere una dimensione di ascolto di Dio;
2) crescere nella conoscenza del proprio mondo interiore (preoccupazioni, paure, fragilità, possibilità…): il discernimento si fa con tutto quello che noi siamo;
3) essere coraggiosi nel dire la verità a noi stessi: riconoscerci e amarci per come siamo per davvero, fidiamoci di noi stessi nel Signore (imparare a dire grazie, scusa, per favore).
Il discernimento si può riassumere in tre parole: sentire, gustare e decidere. Sentire ci ricorda di rimanere in ascolto di ciò che si muove dentro di noi e di rimanere in ascolto di Dio. Gustare perché grazie al discernimento assaporiamo l’essere figli di Dio, un Dio che ci chiama a scegliere ciò che è per la vita. Decidere e non scegliere perché questo verbo implica un passaggio all’azione, rende la scelta operativa e concreta.