Comprendere il pericolo del crollo morale che si annida nella corruzione, questo il tema dell’incontro del 5 giugno con il professor Lorenzo Biagi, che ha guidato l’assemblea attraverso i verbi proposti dal Papa “vedere-giudicare-agire”. Abbiamo preso coscienza che la corruzione non si riduce solo al malaffare ma ha una radice spirituale, che ha a che vedere con la nostra coscienza e con il nostro modo di essere formati.
VEDERE: PER GUARIRE DALLA CORRUZIONE
Occorre prendere coscienza di essere malati di corruzione. La mancanza di consapevolezza costituisce uno dei problemi fondamentali e l’assenza di un rifiuto netto di questa “peste”, rappresenta uno dei passaggi educativi “mancati”. Non abbiamo ancora strumenti in grado di fornire dati precisi ma ogni anno la corruzione costa all’Europa circa 120 miliardi di euro e di questi circa il 50% è prodotto dall’Italia. A monte di tutto questo alcune cause sono: la globalizzazione, la disuguaglianze, la debolezza delle istituzioni e la corruzione dei sentimenti morali.
GIUDICARE: LA DISTRUZIONE DELLA FIDUCIA
Il peggior aspetto della corruzione è la distruzione della fiducia. La corruzione lede il principio di giustizia e, mettendo in crisi i mercati concorrenziali, riduce il lavoro che rappresenta la sua possibilità di fiorire come persona. Papa Francesco, nella Misericordiae vultus, parla della corruzione come una «piaga putrefatta della società, un grave peccato che grida verso il cielo, perché mina fin dalle fondamenta la vita personale e sociale. La corruzione impedisce di guardare al futuro con speranza, perché con la sua prepotenza e avidità distrugge i progetti dei deboli e schiaccia i più poveri. È un male che si annida nei gesti quotidiani per estendersi poi negli scandali pubblici. La corruzione è un accanimento nel peccato, che intende sostituire Dio con l’illusione del denaro come forma di potenza».
AGIRE: C’È BISOGNO DI UNA RIVOLUZIONE MORALE
Questo deve portare i cristiani a ripensare necessariamente la formazione della coscienza e il modo di attivare una nuova educazione morale. Dio in diversi episodi della Bibbia ci invita ad una scelta: o Dio o Mammona. Ecco perché la corruzione chiama in causa l’autenticità della nostra fede e la nostra radicalità. Bisogna cambiare forma di vita per guarire dalla corruzione, ovvero decolonizzare il nostro immaginario da quell’approccio al denaro di cui siamo tutti più o meno consapevolmente infarciti. Bisogna riprendere in mano l’educazione per creare piccole cellule virtuose, da cui far partire una rivoluzione morale e non moralistica, che mostri che si può vivere bene anche senza essere corrotti. Questo dimostrerà una Chiesa in uscita, che si affida a Dio e si mette nella sue mani.
di Laura Bighinatti
Parrocchia del Corpus Domini