Esercizi di “placemaking”

Campo invernale del Settore Adulti di Azione Cattolica

Nelle giornate di sabato 18 e domenica 19 gennaio si è svolto il campo invernale adulti di Azione Cattolica sul tema del Placemaking (ossia “creare un luogo”), un approccio al progetto urbano che punta a fare comunità e creare relazioni a partire dagli spazi del quartiere, per rendere la vita collettiva più umana.

Nel pomeriggio del sabato, presso la sala multimediale Loria a Carpi, Luisa Bravo, ingegnere, urbanista e imprenditrice culturale, ha introdotto il tema parlando delle sue esperienze personali: la rivista open access “The Journal of Public Space” e il “Museo Spazio Pubblico di Bologna”. Queste attività rispondono a precise domande: “come è possibile creare una cultura dello spazio pubblico in Italia? Come portare le esperienze globali a livello locale?”. Ciò che è emerso, è che lo spazio pubblico è fondamentale nella città: è spazio di relazione e di incontro, in cui si manifesta la società e per questo ha una grande influenza sulle persone e sull’esperienza che esse vivono mentre lo frequentano. Jan Gehl, architetto danese, affermava “First we shape the cities – then they shape us” (“prima noi diamo forma alle città, poi le città condizionano la nostra vita”), per sottolineare la relazione reciproca che ci lega ai luoghi in cui viviamo.

Da qui l’interrogativo “come possiamo agire da soggetti pro-attivi?” che ha guidato le attività della giornata di domenica, svoltasi presso la Parrocchia del Gesù Redentore a Modena. Questa giornata si è sviluppata attraverso tre interventi e due workshop pratici. Il primo intervento, tenuto da Don Fabio Bellentani (parroco della parrocchia ospitante), ha messo in luce come già nelle Sacre Scritture e nei testi di Papa Francesco la città sia vista come un luogo privilegiato in cui portare umanità e in cui vivere la propria missione. “La pienezza dell’umanità si realizza in una città” dice Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium. L’agire del missionario diventa accompagnamento nella vita di ogni giorno promuovendo solidarietà, fraternità, desiderio di bene, di verità e di giustizia. La missione diventa l’essere capaci di ascolto e avere cura nell’abitare i luoghi insieme agli altri.

Il secondo intervento della giornata è stato tenuto da Stefania Campioli, architetta, progettista urbana e placemaker, che ha descritto il Placemaking: questo modo di affrontare il progetto urbano è profondamente inclusivo, si basa sull’ascolto e il coinvolgimento attivo delle persone che vivono gli spazi, per fare “aderire” il più possibile il progetto ai bisogni della comunità e per stimolare un maggiore senso di appartenenza. Il Placemaking è un processo creativo basato sul “fare insieme”, sulla co-progettazione, sulla condivisione di uno scenario futuro che si vuole raggiungere, attraverso la collaborazione tra cittadini e/o associazioni ma anche tra cittadini e pubblica amministrazione. I workshop della giornata hanno approfondito proprio due strumenti del Placemaking: il “Place game” e la “Creative matrix”. Il primo ha aiutato i partecipanti ad osservare gli spazi in cui vivono con uno sguardo diverso in base alla qualità dell’ambiente, all’accesso e ai collegamenti, alla socialità e agli usi possibili. La seconda attività si è focalizzata sulle proposte di cambiamento per rendere tali spazi più inclusivi e intergenerazionali, capaci di contribuire al benessere fisico e mentale delle persone e migliorandone il contributo alla sostenibilità e biodiversità. Queste due attività hanno fatto riflettere sui fattori che incidono sulla qualità degli spazi pubblici che non è solo legata alla qualità architettonica di un ambiente, ma è determinata da ciò che si può fare in quello spazio e al prendersi cura condiviso, in senso ampio. Il terzo intervento della giornata è stato la tavola rotonda in cui iniziative territoriali legate al tema si sono raccontate. Sono intervenute le rappresentanti del progetto “Carpi città delle bambine e dei bambini” (Maria Chiara Buzzega, pedagogista, e Benedetta Bellocchio, giornalista) ed un rappresentante della F.I.A.B. (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta – Ermes Spadoni). Entrambe le esperienze hanno raccontato come sia possibile prendersi cura del territorio in cui si vive a partire da piccoli gesti concreti e quotidiani che possono rendere gli spazi di vita più umani: per una città a misura di bambini diventa fondamentale imparare da loro, sognare con loro e ascoltarli; rispetto all’esperienza della FIAB, si è capito quanto una città che sappia dare priorità alla mobilità dolce sia più sicura, sostenibile e a misura di tutti.

Per concludere, oltre agli spunti di riflessione tematici, i partecipanti hanno apprezzato l’esperienza dei workshop, che ha fatto sperimentare loro una prospettiva diversa sui luoghi che vivono: andare nei luoghi, osservarli, viverli, conoscerli ha riacceso il desiderio e la necessità di vivere la realtà non virtuale degli ambienti a noi più prossimi e riscoprirne l’unicità, e in poche parole, ad avere uno sguardo contempla(t)tivo, come avrebbe suggerito Don Tonino Bello.

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